Fondazione Internazionale Trieste per il progresso e la libertà delle scienze

Nella notte dei fuochi di San Giovanni dell’estate di cinquanta anni fa improvvisamente spirava Rodolfo Ambrosino, il Rettore dell’Università degli Studi di Trieste.

Orfano di padre ufficiale della marina militare, Rodolfo Ambrosino aveva seguito gli studi all’Università di Roma presso la quale percorreva la carriera accademica fino diventare cattedratico di Istituzioni di Diritto romano prima alla “Sapienza” e poi a Trieste.

Dal filosofo del diritto Rettore Cammarata difensore della libertà accademica, egli aveva ricevuto un’alta eredità morale. Alla sua Università Ambrosino aveva dedicato per sei anni ogni pensiero ed ogni sforzo, portandola ad un livello di prestigio internazionale. I suoi colleghi lo definirono “martire della scienza e della cultura”.

Con il ritorno dell’amministrazione italiana a Trieste, l’Università di Trieste sotto la guida del rettore Ambrosino dispiega la sua originaria funzione culturale quale la nuova posizione geopolitica della città evidentemente sollecitava. Nel 1953 Ambrosino afferma che “l’Università di Trieste nell’ora presente, e per ogni tempo in questa città , intende assumersi una missione che è connaturata con il suo modo di essere quella di elevarsi e di elevare sopra il particolare, per riguardare l’universale, cioè i principi ed i fini ultimi e additarli alla conoscenza di singoli e popoli”.

L’obiettivo primario dell’Università diventa quello di sviluppare la qualità dell’insegnamento, della ricerca, della gestione, combinando efficacia ed efficienza quali stimoli necessari al miglioramento interno per il perseguimento delle proprie specifiche funzioni. Da allora le iniziative di studio e di ricerca si moltiplicano in forme anche extra istituzionali in una lungimirante visione culturale di un futuro da conquistare in un mondo di pace.

Numerose iniziative di quegli anni assumono particolare importanza per valore culturale e risonanza in Italia e all’estero.

Come è stato di recente ricordato al Civico Museo Revoltella, la mostra “1953: l’Italia era già qui-Pittura italiana contemporanea a Trieste” mostra allestita nell’Aula Magna dell’università segna l’inizio di una attività promozionale di alto livello che non conosce soste, con la partecipazione di tutta Trieste della cultura, del mondo ufficiale, degli interessi commerciali ed industriali.

Da allora l’Università di Trieste sembra non conoscere confini politici ideologici e sogna il suo immediato futuro.

Allo scopo di offrire ai propri studenti sempre maggiori occasioni di studio, di conoscenza, d’informazione, di esperienza, durante gli anni di corso,l’Università organizza per i mesi estivi viaggi d’istruzione per visitare monumenti e opere più notevoli che possono aiutare a penetrare e a comprendere lo spirito della civiltà- della storia.

Centinaia di docenti e studenti dell’Università partecipano ai viaggi a Roma, in Toscana, in Grecia, in Francia, che spesso sono illustrati e commentati dalla stampa locale e nazionale.

Sul Lago di Garda a Gargnano, nella villa già sede del Governo di Mussolini al tempo della Repubblica Sociale, messa a disposizione dell’Università di Trieste dalla triestina Feltrinelli Doria e ristrutturata per intervento di Magris il Prefetto di Brescia, l’Università di Trieste organizza e svolge per gli studenti di tutte le Facoltà corsi di cultura umanistica e scientifica, cui partecipano eminenti studiosi e scienziati di chiara fama. Detti corsi estivi, ma riservati a stranieri saranno poi continuati dall’Università di Milano.

Creata come scuola diretta a fini speciali dal Rettore Ambrosino, in collaborazione con il prof. Pierpaolo Luzzatto Fegiz e l’Ing Diego Guicciardi, presidente della società petrolifera dell’ “Aquila” di Trieste, nasce la “Scuola per traduttori ed interpreti di conferenze”.

Nel 1978 la Scuola diventa facoltà universitaria.

Dal Senato accademico Ambrosino fa adottare nuovi criteri di valutazione del merito scientifico dei docenti dell’Università di Trieste in seguito assunti anche in altri Atenei italiani.

Nell’intento di ridare a Trieste l’orgoglio della propria ricchezza intellettuale e dignità civica l’Università sostiene la pubblicazione di opere di umanesimo scientifico di docenti e di personalità della cultura locale, d’intesa con i Principi Raimondo della Torre Tasso ed Eugenia di Grecia, e dell’amica Aurelia Gruber Benco, del bibliotecario Stelio Crise, promuove iniziative di alto valore culturale, che meriterebbero oggi di essere ricordate anche per la memoria storica della vita cittadina di quegli anni.

Nel contempo Ambrosino non trascura di coltivare la ricerca scientifica accademica ed avvia una stretta collaborazione personale con gli omologhi colleghi delle Università di Roma e di Napoli che alla sua scomparsa pubblicando i risultati degli studi insieme compiuti ne onoreranno la memoria.

Nel 1953 con la collaborazione del collega Remo Pannain, promuove il primo Congresso di Diritto penale con grande partecipazione della magistratura e del mondo forense italiano, cui la stampa nazionale dedica largo spazio ai dibattiti ed alla cronaca dei lavori.

Segue in ottobre il Convegno nazionale dei Rettori delle Università Italiane. Nasce in quegli anni la Scuola di perfezionamento e di specializzazione in Diritto del lavoro diretta dal collega Renato Balzarini, alla quale tra gli altri partecipano attivamente Riccardo Camber, padre del senatore, e Cecilia Assanti, eletta poi nel CSM, organo supremo dell’Ordine giudiziario.

Con riti solenni rimasti incisi nella memoria storica della città nel 1952 e nel 1955 il Rettore Ambrosino conferisce la laurea ad honorem a cinquantacinque studenti Caduti nel periodo bellico 1940-1945 proclamandoli eroi e martiri assertori di verità.

Memorabile la partecipazione dell’Università all’onoranza resa alle vittime delle giornate del 5 novembre 1953 con il corteo funebre attraverso le vie della città con alla testa il rappresentante del Governo italiano l’On. Achille Marazza, accompagnato dal Rettore Ambrosino, dalle Autorità Locali e dalle organizzazioni studentesche e dei laureati.

In quegli anni Ambrosino favorisce l’istituzione dei circoli degli studenti estendendone in regione le sedi periferiche a Monfalcone, Gorizia, Udine, Pordenone, seminando così la rete di base all’attività di studio e l’avvio della fase assistenziale dell’Opera universitaria che allora faceva parte della amministrazione dell’ Università.

Con Carlo Gruber presidente dell’Associazione dei Laureati (ALUT) Ambrosino converge nel riallacciare vincoli di amicizia che legano i vecchi studenti e vecchi maestri per trasmetterli ai giovani da avviare alle attività dell’economia del paese.

Intensa a riservata ai più alti livelli il ruolo dell’Università che il Rettore Ambrosino svolge nella preparazione e nel passaggio dell’Amministrazione Alleata della Zona di Trieste all’Italia, azione simbolicamente conclusa nell’aula magna dell’Ateneo con la solenne cerimonia del conferimento della laurea h.c. al Presidente della Repubblica Luigi Einaudi.

Ambrosino guardava ad un futuro di relazioni pacifiche basate sul riconoscimento reciproco che deriva dall’interpretazione delle differenze come risorse che arricchiscono. In tale lungimirante prospettiva tradusse la visione e la funzione dell’Università promuovendo le prime conferenze europee del dopoguerra per fornire alle autorità locali, nazionali ed internazionali competenti indicazioni atte allo sviluppo culturale, nonché effettuare studi e ricerche per raccogliere diffondere informazioni scientifiche valide sui problemi dei rapporti tra stati, nazioni e gruppi etnici.

Nel settembre del 1955 si svolge all’Università il primo congresso degli universitari d’Europa. Centoventi e più professori di sedici nazioni , una decina di lingue diverse, si riuniscono per promuovere un patrimonio supernazionale con richiamo all’Europa. L’allocuzione inaugurale dei lavori del Congresso è tenuta dal Ministro della Pubblica Istruzione Paolo Rossi. L’assise è presieduta da Vincenzo Arangio Ruiz, presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Il Rettore Ambrosino espone la storia dell’Ateneo triestino come esempio della permanente esigenza umana di superare le barriere del provincialismo e la consapevolezza di una più vasta riunificazione del sapere come meta ideale. Rapporti introduttivi sono presentati dal prof. M.Fogarty dell’Università di Cardift e A. Dempf de la Sarre, e sull’insegnamento europeo nelle università dal prof. Michaud dell’Università di Saarbruck; per il Consiglio d’Europa partecipa ai lavori Van Remoortel. Dopo una settimana di intensi dibattiti il Congresso si chiude con l’atto di nascita della “Associazione degli universitari europei” con Arangio Ruiz presidente Michel Mouskhely di Strasburgo segretario e con sede a Basilea. La proposta dello statuto accoglie le istanze del Rettore Cappello di Dakar e Butozan di Sarajevo sulla compartecipazione degli studenti all’organizzazione europea quale forma di rinnovamento del metodo culturale superiore.

Nel momento in cui l’Europa va acquistando coscienza dell’esigenza unitaria in fatto di economia come nel dominio della politica, all’Università rinasce l’unità di pensiero che è stata propria della vita intellettuale per tanti e tanti secoli.

All’Università di Trieste viene organizzato poi anche il corso internazionale dei trasporti successivamente riconosciuto dallo Stato come Istituto per lo sviluppo dei trasporti nella integrazione economica europea, e dalla Regione Friuli Venezia Giulia quale organo di supporto tecnico giuridico e scientifico per incrementare lo sviluppo degli studi relativi ai trasporti con particolare riguardo alle iniziative promozionali atte a favorire la divulgazione e l’approfondimento delle conoscenze nel campo dei trasporti in relazione altresì al ruolo della regione stessa nel contesto nazionale e internazionale.

E successivamente, sempre con il generoso contributo di liberale ospitalità del principe Raimondo della Torre Tasso, all’Università di Trieste nasce anche l’Organizzazione mondiale “Federazione Internazionale degli Istituti di Ricerca del mondo” (IFIAS) , con sede a Stoccolma, che riunisce cinquemila docenti delle maggiori università dell’Oriente e dell’Occidente nell’intesa che l’alta conoscenza della umanità e delle scienze concorre a saldare la pace nel mondo.

In questo spirito di pace il Rettore Ambrosino, assertore della necessità di fondere tra loro le due culture, umanistica e scientifica , rivolge ai fisici sperimentali l’invito a promuovere iniziative nel campo della ricerca della fisica delle particelle. Ambrosino pensa che la creazione a Trieste di un polo internazionale attrattivo dal punto di vista accademico poteva rappresentare una via d’uscita dall’isolamento in cui si trovava la città al limite della cosiddetta Cortina di Ferro.

Sarà poi il giovane fisico teorico Paolo Budinich ad impegnarsi a creare dal nulla l’Istituto di fisica e la sezione dell’istituto Nazionale di Fisica nucleare (INFN) e con il giovane fisico pakistano Abdus Salam, a vincere la gara internazionale per la candidatura di Trieste a sede del Centro Internazionale di Fisica Teorica delle Nazioni Unite.

Rinnovare il ricordo di Rodolfo Ambrosino e la sua attività di responsabile accademico, di tessitore politico della storia italiana di Trieste è dovere civile da assolvere verso i giovani.

Il nostro paese ha spesso una memoria corta ed è proprio per questo che non bisogna dare per scontato quanto ha il sapore di già conquistato, perché l’oblio è sempre in agguato e nei percorsi lunghi e faticosi, il rischio di perdere qualcosa durante il cammino è altissimo.